sabato 22 ottobre 2011

Lo sapevo che dovevo portare il cavalletto.

Quante volte mi saro' ripetuto questa frase? Non riesco neanche a contarle.

Tutte le volte che parto per un viaggio di lavoro la cosa su cui sono più indeciso quando preparo i bagagli e' sempre: Il cavalletto lo porto o non lo porto?

Quando come in occasione dell'ultimo viaggio ho ragione di ritenere che non avrò proprio tempo per fotografare finisce che la decisione e' di lasciarlo a casa, viaggiando giusto per scrupolo con l'attrezzatura minima da viaggio. Che in questo periodo e' composta da una Panasonic Lumix GH2 con gli obiettivi 14-140 e 20 F1.7.

Sul non avere tempo di fotografare avevo perfettamente ragione. Non ne ho avuto. Sul non portarmi dietro il cavalletto invece ho avuto torto.

Non ho avuto tempo di fotografare il posto in cui sono stato, ma in albergo ci sono stato e quando ho visto la tristezza del minibar che ho trovato in camera ho deciso che dovevo immortalare la cosa per i posteri. La foto l'ho postata ieri e la ripropongo solo per completezza.

Come ogni fotografo che si rispetti una semplice istantanea con sparata di flash da postare su facebook non era sufficiente a placare il mio ego.

Doveva essere una foto ben fatta. Significativa. Magari anche artistica.

Volevo rendere appieno la desolazione di quanto davanti ai miei occhi.

Avevo bisogno di poco contrasto, oggetti rischiarati dalla semplice luce ambiente fornita dalla fioca illuminazione elettrica della stanza. Composizione quadrata, statica. Desolatamente frontale.

L'esposizione a 320 ISO richiedeva 20 secondi. ma anche fossero stati meno, come fare senza cavalletto? Beh... ci si arrangia con quello che si trova in stanza. Una sedia, un paio di asciugamani per raggiungere l'altezza voluta, un po' di imprecazioni per trovare la posizione giusta e qualche tentativo fino ad avere un esposizione nitida.

Ecco a voi il backstage di "Sad MiniBar".